di Massimo Pescara

Sebbene la nostra lingua ufficiale derivi dal fiorentino,i dialetti rappresentano le diverse realtà geografiche.Il dialetto deriva dal greco Dialekos che significa colloquio,disputa, ovvero l’idioma parlato in diverse zone geografiche. Il dialetto e le sue espressioni è stato notoriamente considerato un idioma inferiore,con un linguaggio limitato,con un vocabolario ridotto,con forme grammaticali scorrette e ritenuto quindi inferiore alla lingua nazionale.È interessante dal punto di vista storico oltre che dal punto di vista socio -culturale e antropologico, l’origine di tali idiomi.Le origini si perdono nei meandri della storia e per una nazione come la nostra che per secoli è stata una terra di conquista e che le dominazioni anche in epoca pre romana si sono susseguite,tutte hanno lasciato la loro impronta,un segno tangibile per tutte le generazioni che di sono susseguite nel corso dei secoli.Dall’architettura araba e spagnola,passando per i greci e i turchi,l’arte barocca e medioevale ,tutti hanno lasciato tracce del periodo in cui hanno occupato la penisola italica ,tracce e capolavori che ammiriamo ancora oggi.Anche il dialetto è una traccia di un passaggio storico,se si pensi al dialetto sardo che è un insieme di spagnolo e genovese antico ,il dialetto corso ha origini simili ed è così per tutti i dialetti ,segni tangibili di passaggi storici.Il dialetto quindi rappresenta la cultura di una determinata area geografica ed anchè le espressioni poetiche di tali zone sono da considerarsi come espressioni culturali delle medesime,dove narratori e poeti hanno saputo attingere proprio dal dialetto le loro opere.Dialetto quindi,come lingua di poesia,la quale permette di esprimere situazioni che avrebbero un diverso impatto se raccontati nella lingua ufficiale.La lingua dialettale è visivamente ricca di espressioni che hanno una valenza musicale ed armonica.Penso anche alla musica dialettale,in grado di far vedere in musica e con un testo dialettale,un mondo,che se la stessa opera venisse riproposta in lingua ufficiale,perderebbe di gran lunga quella musicalità e quell’impatto visivo.Nella produzione letteraria dialettale,prevalgono contesti politici e sociali,cultura popolare,la capacità di narrare luoghi e situazioni particolari.Un po’ in tutte le aree geografiche la poesia dialettale si è imposta come realtà è si è precostituita come memoria popolare che sfiora il folklore,ma a mano a mano che si allontana proprio dal folklore e più acquisisce consapevolezza di arte visiva e musicale.La storia di tale arte ci consegna autori e poeti che sono testimoni del proprio tempo.Penso ai milanesi Carlo Porta e Giuseppe Gioacchino Belli due autori del romanticismo italiano essenziali per la loro produzione poetica in dialetto.Non voglio in questo ambito analizzare le varie differenze dialettali,basti solo registrare che vi sono stati moltissimi poeti di tutte le zone geografiche,ed ognuno con le proprie espressioni con radici storiche ben precise.Mi limiterò al ricordo di alcuni che come al Porta e al Belli hanno lasciato la loro impronta nella storia e nell’arte poetica dialettale. Penso al Trilussa al secolo Carlo Alberto Camillo Mariano Sallusti,noto per le sue composizioni in romanesco,poeta scrittore e giornalista,senatore del Regno scomparso nel 1932 . Non è possibile parlare di poesia dialettale senza citare gli autori napoletani come Giuseppe Capaldo (1883-1919)Libero Bovio(1883-1942) Principe Antonio De Curtis in arte Totò piuttosto che Eduardo De Filippo fino ai più contemporanei ,e tutti hanno messo al centro della loro arte poetica,la comunicazione di quel loro essere napoletani e campani ,fatta di espressioni e di consuetudini tipiche ed uniche.

Si è già detto che la poesia dialettale si è numerose volte prestata ad interpretazioni musicali proprio per le sue caratteristiche di armonia e arte visiva ,oltre che trasmettere emozioni e nulla ha da invidiare alla poesia in lingua ufficiale,in quanto espressione di cultura,storia e portatrice di quell’antropologia locale,in grado di essere tramandata di generazione in generazione.

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