Recensione a cura di Antonio Di Lallo

Parole come note armoniche su un pentagramma verginalmente bianco, aprono questo libro di rara bellezza e potenza evocativa. L’autrice, Enza Salpietro, con pennellate auliche accompagnate da splendide foto, riesce a narrare con delicatezza e maestria unica, la storia di famiglie che si conoscono da tempo. Legami amorevoli che si sfilacciano in avvenimenti tipici di ogni esistenza umana. Amicizie che diventano infatuazioni, passi falsi, desideri di fuga per poi tornare lì, nella fiaba che si amava di più da bimbi: Casa, che non è dove si è nati, non solo almeno, ma è dove il cuore ha messo radici. Anche i nomi dei protagonisti, così diversi eppure così quasi familiari, permettono di leggere questa piccola opera di una novantina di pagine con un animo sereno e una bellezza stilistica unica. quasi una esperienza purificatrice. Una grande poesia in prosa, una storia che,come detto,si dipana per anni, un narrato che è il vissuto, particolare di queste persone, vere? Chi lo sa,loro sanno solo che alla fine hanno compiuto scelte tali che le hanno portati a quel punto e gli sta bene così. Il ritrovamento fatto da bambini, un dono per ognuno di loro, significativo poi, quasi delle loro vite subito dopo.Tre anime viaggiatrici, trasmigrazioni di paesaggi, il lettore cammina mano nella mano con l’io narrante della Salpietro, scoprendosi sempre più attento e avvinto nelle spiredi una storia che dimostra per tutto il suo dipanarsi, l’amore per la terra Natia, la Santa Trinacria. Questo immaginifico incastrarsi di anime è quasi sublime nel suo trasformarsi capitolo dopo capitolo. Quando si arriva alla fine si sorride nella commozione, e si rimane lì, sorpresi da questa fine che è sì inaspettata, ma sotto sotto intuibile, desiderabile diciamo. Un bellissimo testo che occorre leggere anche e sopratutto quando si è in dubbio su che svolta prendere nella propria vita, sia sul piano reale sia su quello professionale.

Antonio Di Lallo